Il viaggio più lungo
Ho viaggiato. Non si può dire che non ho viaggiato, macchine, aerei, pullman, treni, traghetti… Quante cose ho viste! Quante avventure! Ma mai c’è stato viaggio più lungo e più avventuroso di quello che compio ogni volta che mi stendo per terra fra l’erba lunga. Non c’è confronto! Non cambio solo città, o nazione, o popolo. Cambio universo. Entro una dimensione nuova, dove lo spazio diventa infinito e il tempo penzola da un filo elastico. Tre, quattro, cinque ore passano in un secondo di fiato sospeso, incantata tra le migliaia di drammi di vita e di morte che si svolgono fra un battito del cuore e un altro. Guardo negli occhi di ragni e di farfalle e lì mi vedo specchiata. Raccolgo con le ciglia la rugiada profumata ed i brividi sono quelli identici che provavo da bambina nella campagna inglese quando baciai i petali di rosa canina. Sapevano di miele e il sangue che lasciarono le loro spine sulla mia pelle sapeva di sale. Li portavo co
n orgoglio, quelli graffi. Ricordi agrodolci. L’erba lunga non è sporcizia, non è pericolo, non è disordine. La vita. Ecco quella che è. Ed ecco anche uno dei miei più grandi desideri ogni volta che seguo quella stupefacente vita minuscola fra gli steli attraverso il mio obiettivo e scatto. Il desiderio di farla vedere anche a chi non ha mai conosciuto i brividi di quel viaggio in un’altra dimensione. Così magari la prossima volta si penserà due, tre volte prima di tagliare l’erba lunga che è il loro universo. Come hanno fatto ieri a quel pezzo di vita che era l’erba lunga fuori casa mia.