Mi chiamavano l’Albetaia

Un’alba di un’altra vita. Devo andare indietro ben dodici anni per trovarla… com’è possibile che passano così in fretta gli anni, mentre a volte un minuto può pesare un’eternità? Allora mi chiamavano l’Albetaia. Ogni giorno mi alzavo nel buio, un caffè amaro preso al volo, poi fuori in fretta nei primi chiarori per andare incontro al sole, correndo, correndo per arrivarci prima io. Era il mio momento, una prima colazione di energia fotonica per sciogliere i grovigli della quotidianità negli orizzonti di una savana mediterranea bistrattata. Tanti anni indietro, tante vite… E quante vite ancora da vivere? Chi lo sa. (Castelfusano, Lido di Ostia)